Il “mausoleo” di Galla Placidia

Il cosiddetto mausoleo di Galla Placidia, splendido edificio a croce latina, si presenta spoglio all’esterno e riccamente decorato al suo interno con marmi e mosaici.
Galla Placidia
Immagine di Cristo, copia in mosaico dal cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia

Il cosiddetto mausoleo di Galla Placidia, splendido edificio a croce latina, si presenta spoglio all’esterno e riccamente decorato al suo interno con marmi e mosaici. L’edificio, eretto nella prima metà del V secolo, risale alla committenza dell’Imperatrice Galla Placidia. In origine esso era unito alla Basilica di Santa Croce, tutt’ora visibile al di là della cancellata che delimita l’area monumentale.

La lunetta di fronte all’ingresso presenta l’immagine di San Lorenzo: egli appare nella gloria del regno dei cieli, rivestito della candida tunica riservata agli eletti (Ap 7, 9). In una mano regge un codice aperto, mentre con la destra regge, fedele alle parole di Gesù, la croce: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24). Le fiamme gettano lunghe ombre sulla parete e lambiscono la graticola strumento del suo martirio. Sulla sinistra è l’edicola che custodisce i quattro vangeli: Matteo, Giovanni, Marco e Luca.

Nelle lunette laterali all’interno di un giardino fiorito due cervi si dissetano ad una sorgente d’acqua. Essi richiamano alla mente il Salmo 42, 2: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio”; allo stesso modo le colombe richiamano la fede nel Cristo, fonte che zampilla per la vita eterna (cf. Gv 4, 13-14).

Nella splendida volta, immersa in un luminoso cielo stellato, compare la croce gloriosa del Cristo Risorto, posta in asse con l’abside della basilica di Santa Croce.I quattro esseri viventi dell’Apocalisse, l’angelo, l’aquila, il leone, il toro appaiono nel cielo e annunciano la venuta ultima del Figlio dell’uomo (Ap 4, 7).

Nel tamburo, sotto alla volta stellata, gli apostoli rendono gloria alla croce. Pietro e Paolo, in posizione di onore, la acclamano come segno di salvezza.

Nella lunetta sopra alla porta d’ingresso vediamo l’immagine del Cristo Risorto seduto nel giardino del Paradiso. Vestito di una ricca tunica d’oro e porpora egli è il maestro che parla con autorità. Regge la croce segno di vittoria, pasce il gregge degli eletti nel giardino del Paradiso, accarezza teneramente una pecorella. Egli è il Signore, il re della gloria (cf. Salmo 24, 7-8), il “Pastore grande delle pecore” (Eb 13,20), la Porta della Vita (Gv 10, 9. 11).

Il vangelo di Giovanni (Gv 10, 1-16) illumina la bellezza questo splendido mosaico:

“In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore”.

Giovanni Gardini

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