La Basilica di San Vitale

San Vitale

Alla mensa del Signore

Se vuoi comprendere il mistero del corpo di Cristo, ascolta l’apostolo che dice ai fedeli: voi siete il corpo di Cristo e sue membra (1 cor 12, 27). Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il vostro mistero: ricevete il vostro mistero.
A ciò che siete rispondete: Amen e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: il corpo di Cristo, e tu rispondi: Amen. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo amen (Sant’Agostino).

La Basilica di San Vitale, voluta dall’imperatore Giustiniano in accordo con la colta committenza della chiesa ravennate e consacrata dall’Arcivescovo Massimiano (546-556), è una straordinaria testimonianza dell’unità tra arte musiva e architettura, qui indissolubilmente congiunte per annunciare un profondo messaggio di fede.

L’arco trionfale introduce alla zona del presbiterio: al centro è il Cristo assieme ai dodici apostoli e ai santi martiri Gervasio e Protasio, che la tradizione agiografica riconosce come i figli di San Vitale e di Santa Valeria.

Nelle pareti laterali del presbiterio, si svolge una maestosa processione. L’arcivescovo Massimiano, preceduto dall’incenso e dall’evangeliario, è vestito solennemente per la liturgia e regge la croce gemmata. Segue l’imperatore Giustiniano: egli è raffigurato con le insegne del potere e regge tra le mani una patena, con l’offerta del pane.

Nella parete opposta il corteo prosegue con l’imperatrice Teodora che, seguita dalle sue ancelle, porta il calice del vino.

Pane e vino, presentati all’altare, introducono alla celebrazione eucaristica. Un’antichissima preghiera, quella del canone romano – ancora oggi usata nella liturgia – è il punto di partenza per comprendere le immagini raccontate dai mosaici. Essa ci parla di Abele (Gn 4,4), Melchisedek (Gn 14, 18) e Abramo (Gn 22, 1-19) e delle loro offerte presentate al Dio di Israele, lette e interpretate dai primi cristiani come prefigurazione del sacrificio di Cristo sull’altare della croce. Nella prima lunetta è Abele, vestito di una semplice tunica da pastore, mentre presenta l’agnello primogenito del suo gregge. Dall’altra parte dell’altare è Mekchisedek, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo: sull’altare, riccamente preparato per la celebrazione, offre pane e vino. Dal cielo, tra nubi gloriose, è la mano di Dio che benedice i doni presentati.

Nella lunetta di fronte il protagonista assoluto è Abramo raffigurato in due momenti cruciali della sua vicenda umana. Nella prima scena egli accoglie, presso le querce di Mamre, tre misteriosi pellegrini (Gn 18, 1-15) – prefigurazione del Dio Uno e Trino – che portano uno straordinario annuncio: Abramo e Sara, an- che se avanti negli anni, avranno un figlio. La seconda immagine ci proietta nel tempo in cui la promessa del figlio è compiuta e Isacco è ormai adulto (Gn 22, 1-19). Tutto è incentrato sul gesto di Abramo che ha condotto il figlio sul monte del sacrificio. La spada è alzata, pronta a colpire, ma dal cielo scende la mano di Dio a fermarlo.

Al centro della volta in cui sono raffigurati animali della terra, del cielo e dell’acqua – a simboleggiare l’intera creazione – splende l’Agnello, portato sull’altare del cielo da quattro angeli (1 Pt 1, 18-19).

Dentro ad una ghirlanda di frutti gli fanno corona ventisette stelle, numero multiplo di tre, simbolico riferimento alla Trinità.

Sull’arco absidale si trova l’immagine della Gerusalemme celeste: “Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.
I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose” (Ap 21, 2. 18-19. 23).
Nell’abside, al centro del giardino del Paradiso, è il Cristo: San Vitale riceve la corona della gloria mentre il vescovo Ecclesio offre la basilica. Il Salvatore, immerso in un cielo d’oro, ci appare giovane e glorioso. In una mano regge il rotolo dai sette sigilli (Ap 5, 9). Il giardino del paradiso (Gn 2, 15), il giardino del Cristo risorto (Gv 19, 41; 20, 15) è spazio glorioso che accoglie, orizzonte di vita per tutti coloro che si nutrono del Corpo e del Sangue del Cristo.

Giovanni Gardini

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